Tutte le versioni del Babbo Natale moderno derivano principalmente dallo stesso personaggio storico: San Nicola, vescovo di Myra  (città situata nell’odierna Turchia), di cui si racconta che ritrovò e riportò in vita cinque fanciulli, rapiti e uccisi da un oste, e che per questo era considerato il protettore dei bimbi. Da notare che l’appellativo Santa Claus deriva da Sinterklaas, nome olandese  di san Nicola. Le reliquie di san Nicola furono traslate a Bari  da alcuni pescatori e per ospitarle fu costruita una basilica nel 1087. Il luogo è da allora meta di pellegrinaggi da parte dei fedeli. Prima della conversione al cristianesimo, il folclore  tedesco narrava che il dio Odino ogni anno tenesse una grande battuta di caccia nel periodo del solstizio invernale (Yule). La tradizione voleva che i bambini lasciassero i propri stivali nei pressi del caminetto, riempendoli di carote, paglia o zucchero per sfamare il cavallo volante del dio. In cambio, Odino avrebbe sostituito il cibo con regali o dolciumi. Questa pratica è sopravvissuta in Belgio e Paesi Bassi anche in epoca cristiana, associata alla figura di san Nicola. I bambini, ancor oggi, appendono al caminetto le loro scarpe piene di paglia in una notte d’inverno, perché vengano riempite di dolci e regali da san Nicola. La renna appare con Santa Claus poiché la tradizione lo ha fatto un personaggio proveniente dal Nord Europa. Nel nord Europa la renna assume spesso il significato di simbolo lunare per cui è collegata a Santa Claus che giunge di notte portando doni. Nei paesi nordici sopravvive ancora l’immagine della “capretta di Yule” che porta i regali la Vigilia di Natale. In Finlandia, la capretta di Yule viene chiamata joulupukki. Cinquant’anni fa Babbo Natale cominciò a visitare regolarmente il Circolo Polare Artico, nelle vicinanze della città di Rovaniemi e da allora il Villaggio di Babbo Natale al Circolo Polare Artico è diventato, agli inizi dell’ultimo decennio, l’attrazione natalizia più visitata.